sabato 14 marzo 2015

Tre domande a Luigi Sorrenti da tre60

 


Come un camaleonte, che si distingue per avere una visione a 360° e la capacità di adattarsi all’ambiente circostante, la casa editrice Tre60 – marchio editoriale di TEA – propone titoli pensati per un pubblico il più eterogeneo e vasto possibile, sia nel campo della narrativa che della non fiction: romanzi sentimentali, d'avventura, suspense, manuali pratici, titoli di self-help e di psicologia divulgativa. Grandi successi internazionali e opere di esordienti di talento, italiani e stranieri, in edizioni di qualità e a un prezzo contenuto.



Da cosa o da chi hai tratto ispirazione per Immagina i corvi?

Immagina i corvi trae in piccola parte ispirazione da un bellissimo libro letto in gioventù: Il buio oltre la siepe di Harper Lee. Un romanzo che tratta in maniera molto toccante il problema della discriminazione razziale nell'Alabama degli anni Trenta. Seppur inserito in un contesto decisamente più inquietante e misterioso, dalle tinte noir, il tema del razzismo o più in generale della discriminazione verso il diverso è molto presente in Immagina i corvi. Qui il «diverso» è chiunque si discosti dagli schemi imposti dalla società, da un paio di binari tracciati da un sistema che punta all'omologazione e su cui grava il pesante macigno del pregiudizio, forse la più terribile delle colpe di cui si macchia la città di Spinòsa, vera protagonista del mio romanzo, e la sua comunità intera.

Nel romanzo dipingi una Puglia a tinte fosche, molto lontana dall'immagine da cartolina delle vacanze cui siamo abituati... com'è nata la tua Spinòsa?

Se ci fate caso, all'interno di Immagina i corvi la Puglia non viene mai citata esplicitamente. Ci sono alcuni riferimenti che identificano il contesto geografico, ma il tutto viene tenuto abbastanza in secondo piano. Questo perché Spinòsa in realtà non rappresenta la Puglia, o meglio non solo la Puglia, ma qualsiasi paese d'Italia o del mondo chiuso in se stesso, isolato e lontano da ciò che lo circonda, in cui prevalgono i miseri egoismi quotidiani al bene comune. È una realtà su cui aleggia un'aria strana, che definirei malata, che fa decisamente paura a chi viene da fuori, ma che tutti gli abitanti, pur riconoscendone i limiti e i difetti, sono pronti a difendere e di cui alla fine sono visceralmente innamorati.
Spinòsa però è anche il paese che, dopo aver toccato il fondo, sa dare grandi prove di coraggio e sa guardare al futuro con timido ottimismo.
Spinòsa, dunque, è Canosa (il mio paese natale, nel cuore della Puglia), ma è ovunque. C'è infatti un passaggio del libro che dice: «Immagina quel paese che lentamente muore perché non c'è futuro. Perché il futuro è altrove. E tu sai già che un giorno dovrai fuggire per vivere una vita che sia autentica. Lo farai, anche se ti sconvolge l'idea di scoprire che tutto il mondo sia il tuo paese».


Hai già idee o progetti per un prossimo romanzo?

Sì, sto scrivendo un nuovo romanzo che si inserisce nello stesso filone di Immagina i corvi, sebbene stavolta l'ambientazione sarà completamente diversa. Sono circa a metà della stesura, ma non ho problemi a dire che la trama è ancora in completo divenire. Posso solo affermare con certezza che uno dei protagonisti sarà la musica, a cominciare dal titolo.

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