Interludio 10: L'Unico vero dream team

Archiviato il campionato 1991-92 con la seconda vittoria dei Bulls, undici giocatori del campionato di basket professionistico americano ed
un giocatore di college, lasciarono gli Stati Uniti alla volta
dell’Europa.
In Spagna, a Barcellona, il 25 luglio del 1992, aveva inizio la XXV edizione delle Olimpiadi moderne.
Quattro anni prima, a Seul nella Corea del Sud, la selezione USA,
formata come consuetudine da giocatori di college, aveva perso una
storica semifinale contro l’Unione Sovietica. Fu in quella occasione che
la NBA decise di inviare a Barcellona i giocatori professionisti.
L’obiettivo era riprendersi la medaglia d’oro, senza possibilità di
errore. Ed una squadra che poteva schierare il meglio che la NBA di
inizi anni ‘90 potesse offrire, aveva ben poche possibilità di fallire.
Furono selezionati per partecipare ai giochi olimpici: Magic, Stockton,
Jordan, Drexler, Mullin, Pippen, Bird, Laettner, Barkley, Malone, Ewing,
Robinson.
Il coach era Chuck Daly, sergente di ferro a Detroit durante i due titoli vinti dai Pistons, appena passato ai Nets.
Per Magic e Larry (il primo veniva da un anno fermo, il secondo aveva
appena disputato la sua ultima stagione da professionista), la chiamata
fu un doveroso tributo a due carriere ineguagliabili.
Christian Laettner era stato appena scelto al draft con la terza
chiamata assoluta dai Minnesota Timberwolves. Veniva da Duke dove si era
imposto come uno dei migliori giocatori di college di tutti i tempi.
Era l’unico giocatore non professionista della squadra.
Scottie Pippen fu chiamato per sostituire Isiah Thomas, reduce da alcuni infortuni, ma soprattutto in rotta con Michael Jordan.
Quella del Dream Team, come fu ribattezzata la squadra che dominerà le
Olimpiadi di Barcellona, fu una splendida avventura che contribuirà in
maniera decisiva ad elevare ulteriormente la popolarità della lega.
L’impatto mediatico senza pari, ma anche la venerazione con cui venivano
accolti i giocatori al loro ingresso in campo (spesso le partite
iniziavano con la squadra avversaria che scattava foto ai propri idoli
statunitensi) indusse la lega alla decisione di continuare anche per le
edizioni successive con la scelta di portare i giocatori professionisti
alle Olimpiadi.
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